Architetto Leopoldo Busa, progettista e consulente energetico, fondatore di Biosafe, ente di certificazione della qualità dell’aria.
Quali sono i principali inquinanti indoor che possono essere presenti negli spazi chiusi e quali effetti sulla salute umana possono scaturire da ciascuno di essi?
Inquinanti ambientali ce ne sono parecchi, dentro casa, e si possono elencare secondo 5 o 6 categorie. Adesso vediamo quanto riesco a snocciolarne. Però, sostanzialmente, abbiamo le polveri sottili, che sono quelle più famose, le famigerate, quindi l’inquinamento da polveri sottili può creare delle problematiche alle vie aeree superiori, per esempio, quindi tosse, asma, respiro affannoso, o cose di questo tipo.
Ma sono sintomatologie che possono essere legate anche ad altri elementi, come per esempio le sostanze chimiche che possono essere emesse dall’involucro, dai mobili o, appunto, dalle attività umane che si svolgono all’interno dell’edificio; e poi possiamo annoverare come problematiche legate a tutta la parte microbiologica o nano biologica: quindi batteri, virus e muffa, le conseguenze delle quali le conosciamo un po’ tutte quante, quindi patologie legate appunto all’accumulo di batteri o di virus.
Per poi scivolare, se vogliamo, anche su quelle che possono essere problematiche legate all’elettromagnetismo e ai campi elettromagnetici che si possono generare dentro l’edificio, e perché no, alla presenza di gas radon, che è una sostanza detta naturale, ma che in realtà fa molto male perché è cancerogena.
Quindi, queste sono le sostanze o gli inquinanti che possiamo trovare in casa, che a livello di salute possono essere molto dannose, se le respiriamo o se le assimiliamo per lunghi periodi, anche a piccole concentrazioni, o, diciamo semplicemente tossiche o irritanti, se le respiriamo per brevi periodi.
Come può essere misurato/monitorato l’inquinamento indoor in modo efficace? Proprio perché abbiamo appunto sentito parlare di gas, insomma, spesso la sua natura è invisibile…
Sì, gli inquinanti sono invisibili, spesso inodore, quindi abbiamo la necessità di monitorarli attraverso dei sistemi di misurazione cosiddetti, diciamo, “sul campo”, differiti, cioè, si prelevano dei campioni d’aria – sono procedimenti che sono normati da norme UNI, ce n’è più di qualcuna – possono essere attivi o passivi, ma sostanzialmente questi campioni d’aria vengono poi portati in laboratorio e nel laboratorio vengono estratte tutte le sostanze che sono assorbite sostanzialmente da queste cartucce che hanno prelevato gli inquinanti dall’aria.
L’altra alternativa, ma, spesso vanno insieme, è il monitoraggio in continuo, attraverso dei data logger, che ovviamente non hanno il supporto di una norma UNI, quindi vanno presi un po’ in maniera più critica, ma ci danno la possibilità di capire in maniera dinamica che cosa sta succedendo dentro l’edificio. Quindi, a seconda delle fasce orarie, avere la possibilità di valutare gli sbalzi di anidride carbonica o di composti organici volatili o di polveri sottili, diventa importante per la gestione corretta dell’edificio.
In che modo il ricambio d’aria continuo in un ambiente chiuso può contribuire a ridurre la concentrazione di inquinanti?
Ogni edificio non può essere definito assolutamente non-emissivo. I materiali, sono basso emissivi, quindi hanno comunque dei residui di inquinanti che possono emettere all’interno degli ambienti e in questi ambienti quindi aumenta la concentrazione delle sostanze presenti. Questa concentrazione può essere diluita facilmente, banalmente, attraverso l’apertura di una finestra. Ma, aprire una finestra in maniera corretta significherebbe azionarla per 5 minuti pressappoco ogni due ore.
Ecco che una ventilazione meccanica controllata, che permette di fare arrivare aria fresca e pulita all’interno dell’edificio, è una soluzione ideale per riuscire a diluire appunto questi inquinanti. È un connubio: il 50% della responsabilità di una qualità dell’ambiente la diamo all’involucro, un altro 50% lo diamo a un buon sistema di ventilazione.
Spesso si fa confusione tra questi due concetti: ricambio d’aria e purificazione dell’aria. Che differenza c’è tra loro e, soprattutto, sono strategie alternative, o possono risultare complementari?
C’è la stessa differenza che può esserci tra una ventilazione meccanica controllata e un condizionatore d’aria. Quindi, quando noi parliamo di ventilazione, preleviamo aria dall’esterno e quindi laviamo i locali in maniera diretta ed immediata. Quando invece andiamo a fare purificazione, non è assolutamente detto che questa coinvolga anche il ricambio dell’aria. Parliamo per esempio dell’anidride carbonica: io potrei purificare l’aria, ma non riesco a smaltire l’anidride carbonica, se questa aria non la ventilo, non la libero verso l’esterno.
Quindi, i due sistemi non sono assolutamente sovrapponibili; sono in sinergia, da utilizzare molto bene insieme: un sistema di ventilazione meccanica controllata può essere additivato di semi di purificazione di vario genere; possono essere purificazione attiva, possono essere purificazione coi carboni, possono essere diverse tecnologie che in qualche maniera vanno ad agganciarsi a quello che è comunque il pilastro, prima ventiliamo e poi andiamo a purificare ciò che non riusciamo a ventilare.
Si sente spesso dire che i soggetti più esposti all’inquinamento indoor sono bambini e anziani: per quale motivo e quali precauzioni possono essere adottate?
La prevenzione ambientale primaria nelle patologie ambientali è importantissima proprio perché le fasi, le fasce più sensibili, sono i bambini, quindi la gravidanza, i primi 18 mesi di vita, e, ovviamente, quando il metabolismo umano non è più in grado di affrontare ed assorbire gli stress inquinanti con i quali viene aggredito.
L’individuo raggiunge sempre un equilibrio con l’ambiente; questo equilibrio impiega energia per essere mantenuto. Ecco che, in un bambino che ha appunto un sistema immunitario più fragile, e un anziano che per altri motivi ha ovviamente altrettanto un sistema immunitario più fragile, diventa importante andare a gestire la qualità dell’aria o in generale gli ambienti nei quali questi soggetti rimangono.
Quindi scuole, RSA, asili, ospedali, diventano diciamo luoghi nei quali è importantissimo valutare l’importanza di creare ambienti idonei; poi, le modalità con cui ci si arriva sono molteplici e vanno in qualche maniera gestite attraverso un progetto che prenda in considerazione tutti i parametri ambientali inquinanti, i soggetti che sono in qualche maniera sottoposti a questi inquinanti, e la tipologia del costruito, sia che sia nuova costruzione o che sia ristrutturazione. L’importante è fare un progetto di salubrità ambientale.