Dottor Antonio Maria Pasciuto, medico specialista in medicina interna, esperto in medicina ambientale clinica, membro del consiglio direttivo di Europaem – Accademia europea di medicina ambientale – e past President di Assimas, Associazione italiana medicina ambiente e salute.
Come la diffusa presenza di muffa può fungere da campanello d’allarme per l’eventuale presenza di altri inquinanti indoor e quali sono le implicazioni per la nostra salute?
È una domanda molto attuale perché il tema muffe è strettissimamente correlato con la salute e molto spesso noi medici non abbiamo ancora la consapevolezza del ruolo che svolgono le muffe.
Sicuramente è un campanello d’allarme che dobbiamo approfondire, quando noi come utenti o come medici, ci rendiamo conto della presenza di muffa in un ambiente chiuso. E questo può avvenire attraverso un esame ispettivo, vedendo le muffe, le macchie; o anche attraverso semplicemente delle informazioni di tipo olfattivo.
Quindi, anche il fatto di respirare, di percepire un “odore muffa”, già ci deve far muovere come utenti e come medici, perché le muffe possono essere strettissimamente correlate a problemi di salute in un ampio spettro: dalle allergie alle intossicazioni, a problemi irritativi e anche a situazioni più di fondo, quali una stanchezza cronica, problemi neurologici, problemi di irritazione emozionale, ecc.
In epoca di case rese ermetiche da cappotti e serramenti super performanti, possiamo attenderci un aumento esponenziale di problemi di muffa?
Sì, diciamo che la risposta è semplicemente sì. Se però, aggiungo, tra virgolette, “le cose non vengono fatte per bene”; e le cose possono essere fatte per bene quando c’è, ancora una volta insisto sul concetto, la consapevolezza. Quindi è importantissimo quello che state facendo adesso, grazie per l’invito e per diffondere questo tipo di informazioni.
Sicuramente, quando ci si mette in moto per realizzare un cappotto o strutture ermetiche, lo si fa, chiaramente, per raggiungere obiettivi importanti: quello del risparmio energetico. Quello che dobbiamo capire è che questo deve essere compatibile con un rispetto della qualità dell’ambiente che noi andiamo a proteggere attraverso queste strutture. Quindi si deve procedere in modo che l’ambiente sia ventilato, che non ci siano ristagni di sostanze chimiche (di quelle che derivano dalle muffe, che sono anche di tipo biologico). Quindi, sicuramente, c’è questo rischio.
La consapevolezza e la collaborazione fra architetti e medici nell’ottica della salute è fondamentale. Noi nei nostri corsi di medicina ambientale, abbiamo avuto anche degli architetti: è un bellissimo arricchimento reciproco, uno scambio, quando ci si può confrontare su questi temi.
In che modo i progettisti possono bilanciare gli obiettivi di efficienza energetica con la necessità di garantire una buona qualità dell’aria indoor?
Sì, assolutamente, questo è l’obiettivo: poter conciliare le necessità sempre più impellenti di risparmio energetico e la possibilità di fare prevenzione e, addirittura, terapia. Terapia nel momento in cui si vanno a realizzare delle opere in una struttura già presente e che può avere un’aria non di qualità. E prevenzione quando, creando una struttura nuova, si mettono in atto quelle misure per far sì che l’aria sia il più sana possibile. Quindi, priva di per esempio spore – l’aspetto biologico delle muffe – ma anche priva di sostanze chimiche, quindi le sostanze volatili organiche e le sostanze chimiche emesse dalle muffe.
È fondamentale questa collaborazione, che viene dalla consapevolezza del ruolo di ognuno e dalla necessità di avere la collaborazione dell’altro, fra progettisti architetti da un lato e medici dall’altro.
Spesso si fa confusione tra questi due concetti: ricambio d’aria e purificazione dell’aria. Che differenza c’è tra loro e, soprattutto, sono strategie alternative, o possono risultare complementari?
C’è la stessa differenza che può esserci tra una ventilazione meccanica controllata e un condizionatore d’aria. Quindi, quando noi parliamo di ventilazione, preleviamo aria dall’esterno e quindi laviamo i locali in maniera diretta ed immediata. Quando invece andiamo a fare purificazione, non è assolutamente detto che questa coinvolga anche il ricambio dell’aria. Parliamo per esempio dell’anidride carbonica: io potrei purificare l’aria, ma non riesco a smaltire l’anidride carbonica, se questa aria non la ventilo, non la libero verso l’esterno.
Quindi, i due sistemi non sono assolutamente sovrapponibili; sono in sinergia, da utilizzare molto bene insieme: un sistema di ventilazione meccanica controllata può essere additivato di semi di purificazione di vario genere; possono essere purificazione attiva, possono essere purificazione coi carboni, possono essere diverse tecnologie che in qualche maniera vanno ad agganciarsi a quello che è comunque il pilastro, prima ventiliamo e poi andiamo a purificare ciò che non riusciamo a ventilare.
Una cosa che sicuramente interesserà tutti coloro che stanno ascoltando questo contenuto audio, ovvero che ci sono degli impatti sulla salute per colpa dei problemi derivanti dalla muffa, ma non solo, anche sul valore dell’immobile: questo sicuramente dovrebbe far alzare l’attenzione di chi ci sta ascoltando…
Sì, è sempre un interesse reciproco. Giustamente noi medici ci occupiamo di quello che è l’aspetto relativo alla salute, però immagino, anzi l’ho visto spesse volte anche con pazienti che per esempio sono affetti da patologie come addirittura la sensibilità chimica multipla. Ma esiste anche la sindrome dell’edificio malato, Sick Building Syndrome, cioè pazienti che si ammalano perché in un ambiente che non ha una qualità dell’aria ottimale; e questi pazienti quando vanno a cercare casa per comprarla, o per andare in affitto, hanno un’attenzione particolare su quella che può essere la presenza di muffa.
Quindi anche il valore immobiliare viene sicuramente ridotto nel momento in cui non c’è una qualità dell’aria idonea e i consumatori, il cliente, l’utente è sempre più attento a questo tipo di considerazione. Tra l’altro – altra cosa molto importante – i bio architetti lo sanno molto bene, sono aspetti che si possono misurare: quindi non è una cosa teorica, “sì mi dà fastidio, sento l’odore…”. No, ci sono strumentazioni per poter dimostrare la presenza di muffe, che tipo di muffe, sostanze organiche e sostanze tossiche, formaldeide, eccetera eccetera.
Per chiudere la nostra conversazione di oggi, la ventilazione meccanica controllata, la famosa VMC, può essere considerata un impianto essenziale per prevenire i problemi di muffa?
Direi sicuramente di sì, perché l’evoluzione e le nuove conoscenze scientifiche ci portano proprio a questo. Una volta, tanti anni fa, esisteva il buon senso, che esiste ancora adesso: aprire le finestre il più possibile, anche l’inverno; ventilazione – che già è una soluzione, un approccio molto importante, e utile.
Adesso abbiamo a disposizione delle strumentazioni, perché non utilizzarle? La VMC – ventilazione meccanica controllata – offre dei grossi, importantissimi vantaggi all’utente, perché assicura per esempio un’aria che è sempre rinnovata e ricca di ossigeno. Perché raccoglie l’aria dall’esterno, ma la filtra, perché anche l’aria esterna può avere delle caratteristiche di inquinamento, però, attraverso questo filtro, fa sì che entri un’aria purificata e ricca di ossigeno nell’ambiente interno.
Poi, contrasta la diffusione aerea di virus e batteri. Anche questo è un aspetto molto importante per la salute. Filtra, nella parte esterna, non solo la parte chimica di eventuali sostanze, ma anche la parte fisica, le famose polveri sottili PM10, PM2,5.
Poi regola l’umidità, contrasta la formazione di condense e muffe e, per ultimo, molto importante, diluisce anche gli inquinanti interni, e quindi riduce il rischio anche per le abitazioni in cui fossero presenti fonti di inquinamento da gas radon.
Quindi, sicuramente è una strumentazione moderna, e chiaramente poi, sanno bene i progettisti e installatori come metterla in atto, però è sicuramente una soluzione molto molto utile e importante per dare qualità dell’aria ai nostri ambienti confinati.