Abitare una casa sana: come coniugare efficienza energetica e salubrità degli edifici
Quali rischi possono derivare da edifici sempre più ermetici? Quanto conta il ricambio d'aria per tutelare la salute? Come si progetta una casa sana ed efficiente e qual è il ruolo della VMC? Sono solo alcune delle domande che abbiamo girato all'architetto Leopoldo Busa, fondatore di BioSafe, esperto di inquinamento indoor e prevenzione ambientale, autore del libro "Progettare l'aria".
Indice argomenti affrontati nell'intervista
1) Qual è il principio ispiratore di BioSafe
2) Perchè c’è ancora poca attenzione verso i principali inquinanti indoor e i loro effetti sulla salute
3) Come si progetta la salubrità e qual è il ruolo della ventilazione meccanica controllata
4) Perchè chi ha ristrutturato casa con infissi nuovi può ritrovarsi con la muffa intorno ai serramenti
5) Come evitare la muffa in casa con il cappotto termico
6) Quali materiali preferire per ridurre il rischio di muffa sui muri
7) A che punto siamo sul fronte qualità dell’aria nelle scuole
8) In cosa consiste il processo di validazione di prodotto/sistema Biosafe
9) Un aneddoto divertente
1) Nel 2013 lei ha fondato Biosafe: vuole raccontarci da dove è nata l’idea e qual è il principio ispiratore?
Il marchio Biosafe viene registrato solo nel 2018 ma in realtà trae la sua forza ispiratrice dalla crisi del 2008, quando ancora era solo un’idea che cominciava a contaminare la mia testa di progettista fortemente orientato verso un’architettura di qualità.
Più studiavo come rendere le case efficienti da un punto di vista energetico e più mi rendevo conto che queste rischiavano via via di perdere le loro caratteristiche di salubrità; più mi lasciavo governare da freddi calcoli di fisica tecnica (colpevoli di ridurre l’intera complessa interazione tra ambiente e individuo a sequenza di equazioni matematiche) e più mi rendevo conto che progettavo edifici dimentichi della loro funzione primaria: ospitare la vita al loro interno. Nacque così l’esigenza, prima di tutto personale, di coniugare l’efficienza energetica di un edificio alla sua salubrità ambientale.
2) Lei è autore del libro “Progettare l’aria” che spiega come il concetto della salubrità ambientale debba partire già dalla fase progettuale. Come si fa a progettare l’aria?
Come si progetta una piazza? Lavorando con i vuoti! La stessa cosa accade nel progettare l’aria: si immagina (fino a percepirlo) uno spazio interiore capace di accogliere l’individuo nella sua unicità e lo si genera in maniera multisensoriale con gli ingredienti che abbiamo a disposizione. L’aria di un ambiente confinato può essere dettagliatamente progettata attraverso precisi parametri emissivi (caratteristici di ogni materiale da costruzione) da collegare indissolubilmente alla frequenza respiratoria dell’edificio.
Trattenendo il fiato in apnee prolungate, i polmoni si riempiono di anidride carbonica fino al nostro limite di sopportazione; analogamente, caricando una casa di sostanze nocive (generate da vernici, coibenti, schiume, rasanti, arredi, ecc.) è necessario prevedere che questa possa respirare con ritmi proporzionali al suo carico inquinante interno… e se vi dicessi che tale inquinamento chimico è prevedibile e calcolabile in funzione dei materiali che vengono scelti nella costruzione?
Allora potremmo arrivare a dimensionare gli impianti della casa non soltanto in funzione di semplici parametri termo-igrometrici, ma applicando al nostro lavoro un vero e proprio principio di salute e prevenzione.
3) Perché le persone sono ancora poco attente verso i principali inquinanti e i loro effetti sulla salute? Quanto conta il ricambio d’aria costante per mantenerci in salute?
La poca sensibilità delle persone verso questo tema nasce dalla natura del problema stesso: entrando in un ambiente inquinato spesso non si percepisce il pericolo ad esso connesso in quanto quasi tutte le sostanze dannose potenzialmente aerodisperse (VOC) al suo interno sono invisibili e inodore; non si percepisce quasi mai in maniera fisica cosciente la presenza di un inquinante, ma se ne subiscono le conseguenze in maniera latente.
Un altro aspetto, ahimè drammatico, sulla distrazione di massa nei confronti di questo argomento è dato dalla modalità d’innesco di una qualsiasi patologia ambientale la cui esplosione non è quasi mai repentina ed immediata, ma soprattutto cronico degenerativa: non mi accorgo di ammalarmi mentre mi sto ammalando!
4) Le case sono sempre più sigillate per risparmiare energia, ma sembra che il problema della muffa interessi buona parte delle abitazioni ristrutturate: la muffa è indice di ambiente non sano? Cosa ci può consigliare in proposito?
La muffa sui muri è sintomo di un malessere dell’involucro che, purtroppo, ha già raggiunto il suo culmine; prima di denunciarsi sui muri la spora fungina si può trovare aerodispersa nell’ambiente da dove, in condizioni ottimali, può decidere di colonizzare i punti più freddi (ponti termici) dell’involucro. Eliminare la muffa significa in primis rafforzare termicamente la casa mediante la posa di un cappotto termico e la sostituzione dei suoi serramenti ma, coerentemente con l’efficacia sinergica che può essere raggiunta in termini di salubrità tra involucro ed impianti, è necessario dotare gli spazi di opportuni sistemi di ventilazione: in sostanza è necessario alzare la temperatura media delle superfici interne (cappotto e serramenti nuovi) e contemporaneamente abbassare l’umidità relativa dell’ambiente (ventilazione meccanica controllata).
Prosegue…
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